La Tavola di Bisanzio è un evento culturale che, partendo
dalla geografia e dalla storia di questo territorio, *** ne raccoglie
le testimonianze, le studia, le “mette in valore” per restituire ai
luoghi e agli uomini che li abitano, la coscienza di sè e l’orgoglio del
proprio passato.
Qui, in questa parte di Appennino Reggiano, c’è un monte che si chiama Valestra, citato da Virgilio, per via di una bella leggenda che racconta di un tesoro difeso da un gigante di nome Balista; e ci sono terre ricordate da Livio e da Paolo Diacono nelle loro Historie che
narrano di eserciti romani alla conquista dell’Appennino. Lungo il
crinale di questo monte e poi giù giù lungo la valle del Tresinaro,
passava il limes che segnava il confine tra il castrum Verabulum (Bizantino, che faceva capo a Ravenna) e il castrum
di Bismantova (che faceva capo ai Longobardi). Per due secoli almeno,
(VII e VIII d.c.) nel cuore del medioevo più alto e più profondo, si
sono “fronteggiati” (ma anche riconosciuti e intrecciati) due popoli e
due civiltà. Nelle terre del Verabolo i Bizantini hanno lasciato la loro
storia e i loro nomi, i loro templi e i loro santi (San Vitale), i loro
soldati e i loro figli… ma anche i loro usi e i loro gusti
(l’allevamento della pecora, la pastorizia…). Una piccola ma precisa e
ben riconoscibile identità. Qui la civiltà di Bisanzio ha lasciato i
suoi sapori e in questi luoghi, unici in Appennino, ancor oggi a
distanza di dodici secoli si consuma (abitualmente) carne di pecora.
Per questo La tavola di Bisanzio è innanzi tutto un
banchetto, una tavola apparecchiata, generosa e cordiale: con i
rosticcini e le costine di agnello, la pecora bollita e il
caratteristico violino, stagionato nelle cantine, le profumatissime
barzigole, preparate per tempo in una concia antica.
Ma La tavola di Bisanzio è anche un convito, proprio alla
maniera del Convivio di Dante, una “tavola rotonda” di saperi e di
studi, un luogo di ricerche e di piccole scoperte, una occasione di
dialogo e di raccolta di ogni utile testimonianza. In sostanza un
richiamo per chi ha, come noi, qualcosa di Bisanzio nella storia e nel
cuore.
Dalle pergamene e oltre le pergamene, dalle scoperte archeologiche e
oltre le scoperte archeologiche…; i ristoratori della valle del
Tresinaro accompagneranno i visitatori alla riscoperta dei piatti di
pecora adulta e delle ricette rare a cui gli abitanti (uomini e donne)
sono rimasti fedeli per generazioni. Gli studiosi potranno aprire
prospettive nuove sui secoli di un medioevo pressoché sconosciuto, di
cui questi luoghi di Appennino sono stati teatro e scena.
Sapori e saperi, perché l’identità di una terra passa anche
attraverso la storia dei suoi cibi e il piacere di ritrovarli: anche
nelle parole che li raccontano.
*** si dà per acquisita la informazione sulla sede geografica
dell’evento: comune di Baiso, provincia di Reggio Emilia, Appennino
Reggiano - Clementina Santi
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